Anodizzazione

L'anodizzazione (detta anche ossidazione anodica) è un processo elettrochimico non spontaneo mediante il quale uno strato protettivo di ossido di alluminio si forma sulla superficie del materiale trattato e lo protegge dalla corrosione.

Nel materiale avviene una vera e propria trasformazione superficiale: il metallo nudo reagisce con l'ossigeno che si sviluppa durante il processo di elettrodeposizione e forma ossido di alluminio o allumina.

Quando una corrente elettrica fornita da un circuito elettrico esterno (catodo) viene fatta circolare attraverso una cella elettrolitica nella quale l'alluminio immerso in una soluzione acquosa, funge da anodo (polo positivo), gli ioni negativi (anioni) formatisi dalla dissociazione soprattutto dell'ossigeno, migrano, per attrazione tra le cariche opposte, verso l'anodo positivo, l'alluminio, al quale cedono le cariche elettriche che trasportano lo strato depositato sulla superficie risulta essere uno strato di ossido di alluminio formatosi tramite processo elettrolitico.

Lo strato di materiale formato è variabile (normalmente 10 µm), ed esistono due tipi di ossidazione anodica: quella sottile e l'anodizzazione dura. L'anodizzazione sottile comporta uno strato variabile dagli 5 ai 20 micron, e quella semi-dura, che comporta uno strato dai 20 ai 30 micron.

I trattamenti di ossidazione anodica hanno un ruolo molto importante nella tecnologia dell'Alluminio. Solo 3 hanno una rilevanza ad livello industriale e sono: con acido cromico introdotto nel 1923 da Bengough e Stuart, con acido ossalico che è stato sviluppato in Giappone ed utilizzato anche in Germania per un paio di decenni ed infine il processo più comune introdotto nel 1927 da Gower e O'Brien che utilizza l'acido solforico. Lo strato di ossido è variabile viene espresso in micron la norma uni 10681/2010 prevede 4 classi di spessore.

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